L’Italia consegnata alla sfracelo della politica

Il governo Prodi non c’è più, l’unità di intenti in nome dell’Italia non esiste da tempo, si attende solo la mattanza alle prossime elezioni. Berlusconi e soci, ricompattati dalla caduta del fortino di Prodi aspettano solo nuove elezioni al più presto, nella speranza di un risultato rotondo e pieno contro lo sfacelo fatto dal governo di centro-sinistra. Non è possibile giudicare l’opera di ridistribuzione delle ricchezze prodotte dal paese dopo quasi due anni di dissanguamento perché l’attività politica del paese è paralizzata e lo rimarrà a lungo. Colpe e colpevoli rimangono agli archivi della storia, sulla pelle degli italiani brucerà ciò che verrà fuori dalle ceneri di questa situazione politica. Prodi cade e Cuffaro resta, la mozione di sfiducia presentata ieri dal centro sinistra all’ Ars non è passata. Intanto, per non pensare alle sciagurate scelte dei nostri rappresentanti in Parlamento, godiamoci la lista delle risse in Parlamento dal 1948 ad oggi. Roba che a confronto gli sputi di Barbato a Cusumano di ieri sembrano i litigi di due bambinetti al parco giochi.

F.Q.

Il lotto alle otto presenta: la fiducia al governo Prodi

Succede di tutto prima del voto: senatori con il bacino rotto eliotrasportati dai potenti mezzi di Forza Italia fino al Senato per non abbassare il quorum richiesto per la fiducia al governo Prodi. Mastella si presenterà in aula accompagnato dal medico nonostante un malore. Cusumano, fedelissimo di Mastella annuncia di votare la fiducia a Prodi e scoppia l’inferno: Barbato, suo (a questo punto) ex compagno di partito dell’Udeur vede la scena dagli schermi posti fuori dall’aula, entra come una furia riempendolo di insulti, minacciandolo con il gesto di una pistola e il povero Cusumano si accascia sul suo sedile. Seduta sospesa e barellieri in aula tra le urla e la rissa tra i mastelliani ed i prodiani. La Lega Nord è pronta a scendere in armi se Prodi non si dimette, almeno stando alle parole di Bossi, il tutto mentre Napolitano attende di formare un governo tecnico di transizione, lui che da Presidente della Repubblica fino all’ultimo ha consigliato a Prodi di desistere dalla prova di forza in Senato. Dal conteggio fatto finora i numeri non sono ancora dalla parte del Presidente del Consiglio, ma un’uscita dall’aula di qualche indeciso può trasformare un voto nullo (quindi contrario, per il regolamento del Senato) ad un abbassamento dei voti necessari della fiducia e quindi una speranza per il governo Prodi. Altro inaspettato salvagente per il Professore una nota tecnica: ad alcuni senatori mancano ancora sei mesi prima di ottenere il diritto di avere la pensione minima spettante ad un senatore della repubblica. Insomma, l’accusa di presunta corruzione da parte di un suo ministro che ha avviato la crisi può essere risolta dal malcostume parlamentare. Ottimo dramma all’italiana
Francesco Quartararo